giovedì 30 luglio 2015

Il Patriarca, la violenza e i corpi che non contano

Sarà volgare ma davvero i nostri corpi non contano una beata minchia in questa società bianca eterosessista e testardamente patriarcale e capitalista. Sono corpi di donne, corpi transgender, corpi in migrazione, corpi precari, corpi animaleschi. Siamo corpi fuori dalla norma.
L'assoluzione di quei maschi violenti che hanno violentato e seviziato una ragazza alla Fortezza di Basso a Firenze ha scatenato sentimenti di rabbia, angoscia, sensazione di sconfitta e infine voglia di rivalsa. Da donna mi sono sentita male. E' qualcosa che ha toccato le mie viscere. Gli atti del racconto dello stupro sono raccapriccianti. Ancora più raccapricciante è la motivazione della sentenza di assoluzione. E' possibile che in questo paese non passi l'idea che lo stupro, la violazione violenta di qualsiasi corpo, sia qualcosa che lede la dignità della persona e non la morale?

Raccapricciante è il giudizio moralista dei giudici sulla vita e sui comportamenti della donna. Una donna non solo violata ma anche beffeggiata da quei giudici messi a guardia egli interessi borghesi e patriarcali e i quali alla fine hanno fatto il loro lavoro. Spesso idealizzati e innalzati a salvatori della patria da certa pseudo-sinistra, i giudici ed il potere giudiziario non sono lì a far la rivoluzione ma sono messi a salvaguardare certi interessi e certe norme sociali ben precise. Molti saranno anche illuminati, vedi la sentenza della Cassazione sull'interpretazione della legge 164/82 e sulla non obbligatorietà della sterilizzazione per la rettifica degli atti di stato civile, ma continuano ad essere concessioni da parte di un potere e non una conquista dal basso.
Come il potere ha salvato dei maschi violenti perché la donna stuprata è stata certifica dalla corte di Firenze come puttana, così l'omertà nel carcere di Enna ha permesso di far diventare carne di macello del corpo di un povero ragazzo reo solo di aver rubato un motorino (per altre informazioni clicca qui). Questo dimostra come il carcere non sia solo un mezzo abusato ed inutile per prevenire reati e illegalità ma è esso stesso fucina di violenza gratuita, luogo dove l'essere umano viene annullato.
Ecco i corpi che non contano in questa società. Gli scarti del capitalismo. Tutto e il contrario di tutto può esser fatto con loro. Sevizie e violenze sessuali perché sei donna e/o transgender allora sei puttana e ti meriti questo e non solo. Sei un negro di merda e il tuo corpo serve solo per raccogliere pomodori in condizioni di schiavitù in campi bruciati dal sole dove riecheggiano le urla e il dolore. E noi a farci le nostre belle capresi che grondano sangue. Sul corpo delle persone transgender si possono fare esperimenti degni del dr Frankestein, scarto di genere che diverte gli allegri chirurghi nostrani. Per non dimenticare gli animali, vittime dell'ideologia del sacrificio, paradigma che non riguarda solo loro ma tutti i corpi che non contano.
Il sacrificio presente nelle religioni antiche serviva da olocausto per espiare le proprie colpe, oggi l'offerta sacrificale viene offerta sull'altare del Dio Consumo e del Dio Capitale. Tutto è sacrificabile affinché Consumo e Capitale crescano all'infinito ma poi una volta sacrificato il sacrificabile cosa rimarrà?
Violenza di genere, mutilazioni genitali, povertà, schiavitù, sfruttamento ecologico ci riportano sempre lì, al potere patriarcale che distrugge. Il patriarca nelle antiche civiltà era sì colui che deteneva il potere ma che proteggeva anche il resto della tribù/carovana. Questo potere che degenera in lungo e in largo e durante tutta la storia umana trova il culmine nell'Europa Moderna, nel Capitalismo nascente. Più cresce il Capitale e più il patriarcato deve avere il controllo sulla società, creando norme di genere ben precise, decidendo chi è schiavo e chi non lo è. Tutto ciò in un crescendo che poi è collassato all'inizio di questo XXI secolo. Oggi siamo nell'agonia del Capitale. E' ferito ma non per questo meno pericoloso. Proprio come gli animali feriti cerca a tutti i costi la sua autoconservazione, mordendo e dimenandosi il più possibile. E' questa l'epoca in cui tutte le soggettività elencate sopra devono affrontare una lotta atroce per la propria dignità, libertà e autodeterminazione. Noi frocie, trans*, neri, migranti e precari in potenza potremmo essere la miccia del cambiamento in questa società agonizzante. A noi sta organizzarci. A noi tocca essere attent* alle sirene della normalizzazione. Ora tocca anche a noi essere corpi che contano per pratiche politiche e di vita comune orizzontali, nel pensare una società dove il potere è distribuito e non accentrato. E' questo il tempo dell'utopia per sperare un futuro migliore.

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