sabato 25 luglio 2015

Quando il disprezzo viene dall'interno della comunità transgender

Con la sentenza nr. 15138/15 la Suprema Corte di Cassazione ha detto no alla sterilizzazione forzata delle persone trans* e in questo modo non sarà più necessario la riassegnazione chirurgica del sesso (RCS) per la rettifica degli atti di stato civile. Certo è una grossa conquista per i diritti civili che passa tramite il potere giudiziario essendo l'élite politica italiana incapace di recepire i cambiamenti della società ma purtroppo rimane solo un'interpretazione della legge 164/82 che fa si giurisprudenza ma non è vincolante per le corti locali.
La notizia ha avuto una certa rilevanza anche su alcuni giornali nazionali, dove si è potuto leggere i commenti di molti lettori che definirli triviali è un eufemismo. E la comunità transgender invece come ha reagito? Se da una parte il mondo dell'attivismo trans* è entusiasta della sentenza e molte persone transgender ora potranno in teoria avere la rettifica solo con la terapia ormonale dall'altra parte molte persone transessuali (quando uso il termine transessuale indico le persone che aderiscono al binarismo di genere) sembrano infastidite o fortemente contrarie alla sentenza della Cassazione.
Spesso le persone transessuali sembrano sentirsi minacciate dai percorsi di chi decide di non seguire il binarismo di genere, come se questi altri percorsi andassero ad intaccare le loro certezze, come se disconoscessero il loro vissuto di sofferenza, come se le operazioni che hanno dovuto affrontare venissero banalizzate e diventassero inutili. Oppure emerge il forte senso di colpa di stampa cattolico instillato in anni di stigmatizzazione della propria condizione.
La cosa è davvero paradossale. L'essere transessuali è già di per sé un'andare oltre al binarismo di genere; si cerca allo stesso tempo la propria felicità e si va contro la norma sociale di genere. Quello che manca in Italia è una coscienza collettiva della comunità trans*. Manca una vera riflessione sull'inclusività e sulla non imposizione delle norme di genere. Manca la sensibilità libertaria che invece che era costitutiva dello spirito di Stonewall.
Emerge solo tanto disprezzo tra persone trans*. Lo stigma interiorizzato fa il suo lavoro, ci erode dall'interno. Allora la battaglia per i diritti in senso libertario diventa appannaggio di un piccolo gruppo avanzato con conseguente scollamento dal resto della comunità.
Questo è il grande problema che caratterizza tutto il movimento LGBTIQ. Le associazioni e i collettivi non sono in grande di trascinare il resto della comunità e di essere degli animatori culturali.
Siamo proprio italian*, l'elitarismo culturale e politico riguarda anche il movimento frocio.
Allora che fare? Al momento non ho risposte o ricette ma sicuramente bisogna lavorare per promuovere una maggiore conoscenza sulle varie identità trans* sia all'interno della comunità che nella società.

1 commento:

  1. tutti i percorsi di transizione (abbiano o no l'operazione chirurgica ai genitali) di uomini e donne transgender vanno rispettati, senza dubbio

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